





24 Febbraio 2021
Il presidente Luca Gallo ha parlato ai microfoni della Gazzetta del Sud.
Sin dalla sua prima conferenza stampa, lei ha stravolto i canoni di approccio ad una nuova realtà, dichiarando che Reggio doveva pren- dere la Lega Pro come un insulto e pensare al ritorno in A. In quelle pa- role, c’era anche la strategia di chi voleva rialzare il morale di un am- biente calcisticamente depresso?
"Assolutamente sì. Tutto nasce dal mio arrivo a Reggio, con l’avvocato Iiriti. Una città splendida, forse voi che ci vivete non vi rendete neanche conto dell’impatto emozionale che Reggio suscita in chi arriva da fuori. L’unica sensazione brutta, riguardava l’assenza della Reggina. Non ne parlava nessuno, se non con riferimenti alla gloriosa Reggina di Foti. Si viveva di passato, ma non c’era speranza. Volevo dare un segnale forte, per risvegliare una passione sopita, ma non finita".
Come definirebbe il suo rapporto con Reggio? Che idea si è fatto di un territorio che fino a due anni fa le era praticamente sconosciuto?
"Amare Reggio è stato semplice, vista la valanga di affetto che ho ricevuto fin dal primo momento. Dai reggini ho ricevuto sostegno e vicinanza anche in momenti complicati, e questo non si dimentica. Ecco, se proprio dovessi dare un giudizio sul popolo reggino, direi che è un popolo che sa cosa significhi volere bene, e questo è un dono che si trova raramente".
Ha la possibilità di esaudire un desiderio, ma soltanto uno. Prima Champions League della Roma o prima Serie A della Reggina presie- duta da Luca Gallo?
"Come ho detto qualche giorno fa, la Roma per me rappresenta una madre, e la Reggina una moglie. Ma se mi mette di fronte ad una scelta simile, le rispondo senza pensarci un attimo: la Serie A della Reggina. Mi dica dove devo firmare, che le metto cento firme (ride, ndc). Se porto la Reggina in Serie A ho raggiunto davvero il massimo, a quel punto potrei anche morire".